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Web Blog delle Libertà

16 gennaio 2006

Partito democratico: Ds e Margherita gelano Prodi

La partita tutta interna alla sinistra su come, quando e perché dovrebbe nascere il partito democratico è lungi da essere chiusa, anche perché c'è di mezzo la meno ideologica ma più concreta battaglia sulle «quote Prodi», ovvero sui posti sicuri nelle liste proporzionali per gli uomini del Professore. Oggi Unità e Corriere della Sera danno nuovamente ampio risalto alla questione riprendendo quanto detto ieri da Prodi in occasione del congresso straordinario del minuscolo partito dei Repubblicani europei e in una lettera rivolta agli elettori delle primarie pubblicata su Repubblica. Il giornale dei Ds titola: «Partito democratico. È braccio di ferro», il quotidiano di via Solferino ha un titolo non molto differente: «Partito democratico, scossa di Prodi». Persino le foto di Prodi sono le medesime, tuttavia nei contenuti le differenze si percepiscono chiaramente, con il secondo giornale più completo nel descrivere il quadro della situazione.
L'Unità apre l'articolo con la proposta di Prodi sulla lista unitaria anche al Senato che ha affermato: «o si corre con bandiere veramente unitarie o è meglio che ciascuno vada con la propria». Viene quindi citato anche l'articolo di ieri apparso su Repubblica relativo alle prospettive e le difficoltà del listone, sottolineando la parte in cui si è affeto che le ultime polemiche «hanno favorito il ritorno prepotente dell'identità Ds che hanno serrato le fila e ribadito la propria diversità».
Molta enfasi viene data alla risposta congiunta Ds-Margherita a quello che viene definito come «l'ultimatum di Prodi». A metà pomeriggio di ieri, con un giro di telefonate che coinvolgeva anche i leader, ecco che dalle agenzie stampa esce il comunicato dei coordinatori Chiti e Franceschini che viene riportato integralmente: «Ds, Dl e Prodi candidato alla presidenza del Consiglio, hanno preso la decisione di presentarsi con i simboli di partito al Senato, con quello dell'Ulivo alla Camera e di dare vita dopo le elezioni a gruppi unitari in Parlamento come ulteriore passo della costruzione del partito democratico. È questa scelta e non la riapertura di un dibattito sugli assetti organizzativi che, insieme all'impegno per approvare nei prossimi giorni il programma per il governo, risponde alla domanda di unità posta anche dai cittadini».
Vengono anche citati Angius e Mussi, che sottolineano come a tre mesi dalle elezioni non debbano essere inventate nuove formule e nuovi partiti volendo rivedere decisioni già prese. Il Dl Fioroni è anche più esplicito nell'attacco a Prodi, ammonendo che «non c'è più tempo per le formule organizzative, serve saggezza a partire da chi ha più responsabilità». Ds e Margherita rispediscono quindi al mittente la minaccia di presentare una lista «Prodi» in mancanza di una lista unitaria al Senato.
Sul Corriere della Sera viene registrato lo stop congiunto all'accellerata di Prodi, sottolineando maliziosamente il retroscena di questo ritrovato asse tra le principali forze dell'Unione. Viene citato un patto tra Rutelli e Fassino che sarebbe stato siglato in un incontro avvenuto domenica scorsa nell'abitazione romana del presidente Dl. Il patto sarebbe basato su «un reciproco scambio di promesse. Il presidente della Margherita non avrebbe più insistito sulla vicenda Unipol e, in cambio, il segretario dei Ds non avrebbe assecondato i prodiani nella loro idea della lista unica al Senato». Ecco quindi spiegato il gelido comunicato stampa congiunto Ds-Margherita. In occasione della partecipazione al congresso dei Repubblicani europei, Prodi ha anche affermato come «l'Ulivo non è un cartello esclusivo», volendo in questo modo rimarcare il proprio ruolo in un momento in cui sembra apparire messo nell'angolo dagli alleati.
Vedremo quindi nei prossimi giorni se lo spauracchio del Professore sulla presentazione di una lista propria si mostrerà unicamente funzionale al riconoscimento di un peso maggiore nell'ambito della coalizione di centrosinistra o, al contrario, il dibattito si sposterà sul serio su quelli che potrebbero essere i contenuti del fantomatico partito democratico. Però ora l'impressione è che sia valida la prima ipotesi, ovvero quella di una meschina battaglia per qualche posto in più nelle liste elettorali per i suoi amici.