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Web Blog delle Libertà

18 gennaio 2006

Il centrosinistra inizia a scaricare Prodi... questa volta prima delle elezioni

Non più solamente Rutelli che si nutriva con «pane e cicoria», ora anche tutti gli altri attori del centrosinistra sembrano aver deciso di avviare la «deprodizzazione» del centrosinistra.«Un passo avanti contro l'antipolitica» è quanto il coordinatore dei Ds Chiti ha affermato commentando l'esito del vertice dell'Unione tenutosi ieri, incontro resosi necessario dopo il duro confronto a distanza tra Prodi e Fassino e che l'Unità di oggi impietosamente riporta. Una frase pesante, certamente rivolta all'ex Presidente della Commissione europea, che solo pochi mesi fa sarebbe stato impensabile e sconveniente fosse pronunciata da parte del principale partito della sinistra, da chi cioè ha inventato politicamente il personaggio del Professore bolognese per arrivare alla vittoria delle elezioni politiche del 1996.
Non si può infatti evitare di sottolineare come, al di la delle decisioni di carattere tecnico-elettorale prese durante questo vertice, la vera novità politica sia rappresentata dal voler ribadire definitivamente il ruolo strumentale ma non pienamente politico di Prodi. Il dibattito sul partito democratico diventa secondario rispetto all'enfasi con la quale si è sottolineato il tema relativo all'incidenza che dorebbero avere i partiti, i Ds in particolare, nel dettare il calendario della politica della sinistra contro chi, come Prodi, non è espressione di una cultura di partito.
Prodi ora sa che per il centrosinistra i diritti di sfruttamento della sua immagine valgono 3,5 milioni di euro per la campagna elettorale sua e dei suoi fedelissimi e 14 posti sicuri alla Camera dei Deputati in riferimento alle posizioni di capolista nelle 27 circoscrizioni nazionali. In questi numeri devono anche rientrare i personaggi dell'Udeur, Di Pietro, la Sbarbati, Amato, i Pensionati ed eventuali altre forze minori.
Francesco Verderami, in un illuminante articolo sul Corriere della Sera di oggi, a pagina 6, mette chiaramente in evidenza quanto finora affermato. Non si può infatti fare a meno di registrare come, a differenza del passato, ad esempio in riferimento alle bizze del Professore nel 2004 e ancora lo scorso anno sempre sulla questione della lista unitaria, questa volta nessuno ha preso le sue difese. Verderami riporta anche l'elenco delle recenti affermazioni di quella che definisce come «l'armata della sinistra anti Romano» individuata in personaggi e giornali riferibili all'area del centrosinistra. Di «fuoco amico sul leader» ne viene da ogni angolo, a partire dalla frase di Fassino pronunciata a Porta a Porta «Romano non è Dio in terra» passando a Liberazione che aveva di recente descritto «il prodismo antipolitico» come «malattia senile del girotondismo». Per il Riformista il tentato affondo prodiano sul partito democratico era stato bollato come utile a Berlusconi per mettere in evidenza le differenze che ancora ci sono nell'Unione, per De Mita invece una frase affettuosa e piena di stima:«se Romano ha la sindrome del complotto, se la faccia curare dallo psicanalista».
Sempre in questo articolo si rileva anche come rispetto alla stessa idea del partito democratico «sono in molti a volergli addirittura togliere la patria potestà». A dover essere sinceri i presunti diritti d'autore su questa cosa che per il momento non c'è gli aveva già avanzati la Margherita. Ben misera cosa, soprattutto a leggere quanto riporta l'intervista di Chiti su l'Unità in merito alle effettive possibilità che il nuovo soggetto politico possa effettivamente vedere la luce. Secondo l'autorevole esponente Ds la nascita di un nuovo soggetto politico necessita di una scelta di «valori di riferimento, il progetto di società, i collegamenti internazionali con le forze progressiste, le regole democratiche per scegliere la classe dirigente e i candidati alle elezioni» e sulla base di tutto ciò saranno i congressi dei singoli partiti ad avviare una fase costituente «e se tutto questo percorso sarà positivo, ci sarà il nuovo partito». «Tenendo conto dei passaggi che dicevamo - continua Chiti - potremmo darci come scadenza quella delle europee del 2009». Quindi se il partito si farà ciò sarà dopo la fine della parabola politica prodiana.
Caro Prodi fattene una ragione, anche nella remota e malaugurata ipotesi, pur sempre possibile in democrazia, che il centrosinistra vinca le elezioni del 9 aprile, devi sapere e soprattutto lo devono sapere gli italiani, che per te è pronto il medesimo copione del 1998. Appena non sarai più utile ai tuoi «alleati» sari scaricato ma questa volta non ti troveranno un nuovo posto di lavoro in Europa. La verità è che Prodi non è mai stato un leader, al massimo un prestanome per la sinistra che vuole ritornare al potere.