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Web Blog delle Libertà

20 gennaio 2006

Prodi non può avere un programma per il Paese, meglio farsene una ragione

Bocciata l'idea della lista unica al Senato, bocciata la «lista Prodi», ora la sinistra trova nuove ragioni di divisione nella preparazione del simbolo della lista per la Camera. Oramai la discussione attorno al soggetto unitario si è miseramente ridotta ad aspetti puramente grafici riguardanti il logo. Il Corriere della Sera di oggi fa del gossip politico sull'argomento, apparendo alquanto divertito dalla nobile impresa che attende in queste ore i guru della comunicazione politica della sinistra. In effetti l'impresa è davvero ardua, non bisogna scontentare nessuno. Probabilmente più che un grafico servirebbe un mago alchimista della nobile cucina progressista come il cuoco Vissani, lui sì che saprebbe come mescere gli ingredienti con abile maestria fino ad arrivare all'auspicato capolavoro finale. Qualcosa che insomma non sia semplicemente, come afferma Rutelli, «la quarta matrioska nella sto ria del Partito comunista, dopo Pci, Pds e Ds».
Si potrebbe allora prendere qualche foglia verde d'Ulivo, aggiungere una parentesi rossa che fa tanto sinistra, un bel contorno di partito democratico che è compatibile con la dieta di chi si nutre normalmente di «pane e cicoria», cucinare a fuoco lento controllando le emissioni nocive per non scontentare i Verdi, aggiungendo, infine, una salsa «Prodi» per condire il tutto. Di questo stanno discutendo animatamente ai fornelli di Ds e Margherita.
Qualsiasi cosa esca dalle cucine unioniste, ci si raccomanda che rimanga qualcosa dal sapore non troppo forte , che possa incontrare il gradimento della maggior parte dei palati degli elettori del centrosinistra. Guai infatti a trattarli come nobili commensali, questa è la raccomandazione che il principale quotidiano italiano affida oggi all'editoriale di Giovanni Sartori, per il quale sarebbe addirittura auspicabile un menù turistico dato da pochi semplici piatti.
Il celebre politologo, anima critica della sinistra, accusa Prodi di non aver capito che con il nuovo sistema elettorale non ha senso accelerare nella costituzione di un soggetto unitario. Le motivazioni che adduce sono di tipo tecnico. «A me sembra una sfida stupida - dice Sartori - il Polo va alle elezioni con tre punte, il che vuol dire che offre al suo elettorato la scelta fra tre partiti. Prodi invece vorrebbe un monolito impersonato e imperniato su di lui». Sartori riprende quanto già indicato da Panebianco, sempre sul Corriere, suggerendo al Professore e agli alleati di procedere separatamente anche alla Camera per «evitare la trappola di un massiccio programma unitario destinato a scontentare tutti» limitandosi all'indicazione di poche «cose concrete».
Secondo Sartori l'importante è quindi tentare di vincere, evitando di turbare il popolo della sinistra evitando il rischio dell'astensionismo. Intanto su l'Unità di oggi, a pagina quattro, ritroviamo il tormentone del partito democratico che sbarca a Milano in vista delle elezioni amministrative. L'articolo, insolitamente negli spazi che generalmente sono occupati dalla cronaca politica nazionale, serve apparentemente ad evidenziare le diversità programmatiche che riguardano i candidati alle primarie del 29 gennaio. In realtà il vero contenuto è rappresentato dalla condanna diessina del «blitz milanese di Francesco Rutelli e Massimo Cacciari sulla questione del nascituro partito democratico». La Margherita vorrebbe infatti accelerare sul progetto unitario a Milano. Ipotesi che il segretario regionale della Quercia respinge al mittente, accusando gli alleati di voler in questo modo coprire le proprie difficoltà elettorali. Vedremo nei prossimi giorni se l'episodio milanese sarà solo «una nuvola nera nel cielo del centrosinistra milanese» secondo quanto si afferma su l'Unità, oppure il segno di una guerra non ancora conclusa tra i principali partiti della sinistra.