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Web Blog delle Libertà

31 ottobre 2007

Milano: la sinistra contro l'Expo in chiave no global

(Articolo del 30/11/07)

Milano è stata rigenerata dal lavoro di 9 anni compiuto da Gabriele Albertini. In questo periodo grandi cambiamenti sono avvenuti: il restauro del Teatro alla Scala, la costruzione dei depuratori, la nuova gigantesca Fiera di Rho-Pero, la riqualificazione di aree industriali dismesse con la nascita di moderni quartieri residenziali, parchi e giardini creati dal nulla o rimessi a nuovo ecc.
La sfida che il Sindaco Moratti si è posto nel suo primo mandato è quella di portare l'evento dell'Expo 2015 nel capoluogo lombardo, facendo si che la città assuma un ruolo ancora più forte di leadership italiana nell'economia, rilanciando l'intera nazione a livello mondiale. L'esposizione universale è infatti un'occasione per sviluppare progetti e temi che coinvolgono il patrimonio culturale, scientifico, di conoscenza, di tradizioni e di esperienza di tutte le Regioni italiane. Attraverso questa manifestazione Milano diventerà la porta per il Paese, un volano per il turismo nazionale. Economicamente parlando le cifre legate all'Expo sono enormi. L'aggiudicazione della manifestazione internazionale si tradurrebbe in un giro di affari da 3,7 miliardi. Senza contare i 4,1 miliardi di euro in investimenti legati a fondi forniti dal Governo, dagli enti locali e dai privati pronti per essere impiegati nel ridisegno della viabilità dell'intera Lombardia: autostrade e ferrovie. Comune e Regione Lombardia sono fortemente compatte nel voler raggiungere il traguardo, anche il cadaverico Governo Prodi non vuol far mancare il suo appoggio. Ciò nonostante è proprio a sinistra, come sempre, che si fanno sentire voci discordanti attorno al tema dello sviluppo del Nord e di conseguenza dell'Italia.
La sinistra radicale, galassia che va dai partiti neocomunisti ai verdi, fino ai no global, passando per i centri sociali, si oppone alla candidatura di Milano per accogliere l'importante evento. Negli ultimi giorni sono state organizzate manifestazioni in concomitanza con la visita dei delegati del Bureau international des expositions. La lotta contro l'Expo può considerarsi come la battaglia delle battaglie, ciò che rappresenta concentra in se tutti i temi legati all'antiglobalizzazione. Sono gli stessi autodefinitesi «No Expo», riunitisi in comitato, a spiegare sul loro sito internet come l'esposizione universale «sarà un affare enorme, un grande evento commerciale simbolo dell'economia globalizzata, e del prevalere dei mercati sulla politica e la società». L'occasione per la «realizzazione del Tav».
Questa dottrina no global finisce inevitabilmente, spesso volutamente, per fondersi con l'umano timore per il cambiamento. Il nuovo comunismo svuotato dall'ideologia sopravvive sfruttando le paure e l'ignoranza delle persone. Sopravvive persino nelle istituzioni maggiormente coinvolte nel portare a casa l'appuntamento del 2015. in seno al Consiglio provinciale di Milano, autorevoli esponenti della sinistra hanno aderito al Comitato No Expo. Tutto ciò senza che la sinistra riformista abbia avuto il coraggio di condannare con forza questi comportamenti negativi per l'immagine italiana. Le medesime contraddizioni le ritroviamo nel Governo Prodi, incapace di qualsiasi riforma, di qualsiasi cambiamento che si possa tradurre in maggiore competitività per il Paese. Un governo che non governa, perchè non compie scelte. Non le può compiere perchè sorretto da forze politiche disomogenee culturalmente prima ancora che politicamente. Se Milano si aggiudicherà l'Expo 2015 sarà merito della CdL, che ha sostenuto fin da subito, senza defezioni, il Sindaco Moratti in questa affascinante sfida.

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