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Web Blog delle Libertà

20 marzo 2006

Calabresi e Biagi, storie che dividono la sinistra

Milano e Bologna, il ricordo del commissario Calabresi ucciso da estremisti di sinistra e la commemorazione dell'anniversario dell'uccisione di Marco Biagi, sempre per mano della medesima organizzazione terroristica di estrema sinistra, dividono l'Unione mostrandone ancora una volta i limiti come coalizione. Il 15 dicembre del 1969 l'anarchico Giuseppe Pinelli moriva precipitando da una finestra della Questura, tre giorni dopo la strage di piazza Fontana. In quella piazza, che si trova a pochi passi da piazza Duomo, nel 1978 veniva posta per mano degli studenti universitari una lapide che fino a due giorni fa recitava: «A Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico ucciso innocente nei locali della Questura di Milano il 15 dicembre 1969».
Il Comune ha deciso che era venuto il tempo che le istituzioni riconoscessero ufficialmente quanto la magistratura aveva stabilito con la sentenza passata in giudicato nel 1972. Lo stesso ex giudice D'Ambrosio ricorda in un'intervista del Corriere della Sera di oggi che dall'inchiesta, seguita alla tragica morte di Pinelli, il commissario Calabresi risultò totalmente estraneo. La vecchia lapide è stata quindi sostituita da una nuova che sostituisce la parola «ucciso» con «morto». Il sindaco Albertini sostiene fortemente la decisione presa dall'amministrazione affermando che si è tratatto di «un atto dovuto» e aggiungendo «non vedo perché la memoria di Calabresi debba essere infangata da una targa che lo accusava di essere un assassino». Quelle terribili accuse di essere responsabile della morte dell'anarchico gli costarono la vita.
Per giovedì è previsto in piazza Fontana un presidio di protesta organizzato da Rifondazione Comunista e dai centri sociali che hanno intenzione di riposizionare la vecchia lapide. I Ds su questo sono divisi mentre critici nei riguardi della decisione del Comune sono anche le altre forze dell'Unione, ma solamente per quanto riguarda la scelta dei tempi a causa del periodo elettorale. A Bologna le polemiche all'interno del centrosinistra scoppiano a causa della decisione del sindaco Cofferati di non aver promosso una commemorazione pubblica in ricordo dell'assassinio di Marco Biagi. Emma Bonino della Rosa nel Pugno difende la legge che porta il nome della vittima e critica la scelta dell'ex segretario della Cgil, un tempo aspro oppositore del professore bolognese da quando collaborava con il governo attualmente in carica. Rutelli in riferimento al comune ricordo dell'opera di Biagi, ha parlato di «ferita ancora aperta che non è stata e non può essere chiusa».
Critiche a Coffertati vengono mosse anche da Stefania Craxi e Pier Ferdianndo Casini che parlano rispettivamente di sinistra che «dopo aver aggredito verbalmente Biagi da vivo, fino a provocarne la morte, oggi vuole ucciderne il lavoro» e di «un'ennesima dimostrazione di come una parte del Paese voglia rimuovere una memoria scomoda» come riportano l'Unità e il Corriere della Sera.
L'Unione è quindi profondamente divisa sia sul passato che sulla storia recente oltre che sulle proposte per il futuro, mostrando chiaramente e per l'ennesima volta, quanto una parte consistente delle forze politiche e degli uomini che la caratterizzano siano lontani anni luce da poter rappresentare e governare l'Italia in un periodo storico in cui l'unità vera del paese è condizione fondamentale per vincere le sfide del futuro. Una sinistra che si divide anche sulle targhe e le commemorazioni, su quella che dovrebbe essere una memoria storica unanimemente riconosciuta ed acquisita da un popolo, indica quanto lunga sia ancora la strada che la divide dalle moderne forze del socialismo europeo.