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Web Blog delle Libertà

17 marzo 2006

La sinistra ora teme la piazza

In occasione della fiaccolata che si è tenuta a Milano per condannare i gravi fatti di sabato scorso, si è assistito ad una notevole partecipazione di cittadini. Oltre cinquemila persone hanno sfilato nonostante l'orario serale. Per quanto concerne la presenza dei vari esponenti politici, annunciata dai vari partiti di centrodestra e centrosinistra, si è assistito ad una notevole sproporzione tra le parti politiche. Pochi gli esponenti di peso dell'Unione, solo un paio di deputati, hanno partecipato ad una manifestazione che richiedeva coraggio politico.
I giornali oggi, a partire dal l'Unità che titola in prima pagina «Milano, l'agguato della destra», pongono in generale l'accento sulla colorita partecipazione di alcuni militanti di AN guidati dall'eurodeputato Romano La Russa. Si tende a descrivere l'evento di ieri come una manifestazione nella manifestazione, giustificando in questo modo il forfait dell'ultimo momento di Prodi e Fassino. Assenze per le quali il presidente di confcommercio Sangalli si è detto dispiaciuto. Grande accoglienza a suon di «forza Silvio» al passaggio del premier e della sua scorta a fianco del corteo.
Chi scrive era presente alla fiaccolata nella veste di cittadino ma anche di consigliere della circoscrizione 3, il territorio colpito dai teppisti provenienti da alcuni centri sociali. L'impressione che si è avuta fin dall'inizio della manifestazione non era delle più positive. Mi riferisco alla tendenza di molti esponenti politici di marciare riuniti per gruppi di appartenenza, comportamento generalizzato e non solamente riferibile ad Alleanza Nazionale, ma che non ha riguardato Forza Italia. Alcuni quotidiani, come ad esempio il Corriere della Sera, hanno infatti sottolineato la volontà dell'ex prefetto, ora candidato sindaco dell'Unione, Bruno Ferrante di marciare distante dal sindaco e dalla collega candidata Letizia Moratti. Tuttavia l'evidenza più netta anche se meno clamorosa si è avuta nel constatare la totale assenza dei rappresentanti del centrosinistra tra chi sorreggeva lo striscione istituzionale del consiglio di circoscrizione. Le stesse persone che solo alcuni giorni fa non avevano votato il documento di condanna delle violenze, ragione di questa manifestazione, preferivano marciare più avanti assieme a Ds e Cgil.
I giornali si sono quindi concentrati su un'analisi, per la verità anche parziale, sulla presenza delle forze politiche ma occorre anche e soprattutto parlare di semplici cittadini. Questi erano ovviamente la maggior parte delle persone presenti e hanno sfilato fino alla fine senza avvertire alcun disagio per gli slogan contro Prodi e Ferrante, a differenza di quanto scrive l'Unità che si inventa letteralmente «cittadini e commercianti» che si sarebbero «presto spostati ai margini della via». Al contrario, posso rammentare diversi sorrisi e frasi di condivisione nei riguardi degli «attacchi» all'incoerenza degli esponenti del centrosinistra.
Ciò che è emerso ieri con evidenza sembra indicare, oltre all'evidente imbarazzo a partecipare ad un evento di condanna nei riguardi di aderenti al corteggiato mondo dei centri sociali, una certa insofferenza ed incapacità della sinistra a partecipare a manifestazioni non egemonizzate politicamente dalla propria parte. Per tutti è facile ricordarsi le migliaia di persone portate nelle piazze e nelle strade quando di è trattato di attaccare il governo sulle riforme da esso portate innanzi, da quella della scuola a quella del lavoro. Diversamente accade quando ci si mescola alla gente comune non politicizzata, che sentendosi minacciata e offesa dai teppisti chiede unicamente maggiore attenzione per se stessi e per le loro attività commerciali. A Prodi e Fassino va detto che aspirare ad essere uomini di governo, non soltanto di claque partitica, significa avere il coraggio di beccarsi anche gli insulti, contrariamente è meglio cambiare mestiere.
Intanto i fratelli gemelli Ds-Cgil, a conferma dei problemi interni alla sinistra, dichiarano di non voler aderire alla manifestazione contro Bush e la guerra in Irak indetta da quel 20% dell'Unione, amica dei no global e dei centri sociali, che va sotto il nome di Rifondazione Comunista-Pdci-Verdi, prevista domani a Roma. Infatti, come anche afferma il quotidiano diessino, vi sarebbe il forte rischio di «strumentalizzazioni politiche». Alcuni esponenti dell'Unione per nascondere le proprie divisioni arrivano ad affermare sul quotidiano di via Solferino di temere «qualche provocatore». Questa campagna elettorale sta mettendo sempre più in evidenza le profonde divisioni all'interno dell'Unione che si traducono nell'incapacità di dialogare con la gente normale, fatto evidenziato dalla mancanza di volontà di marciare uniti, non solo in senso figurato, nella difesa degli interessi dei cittadini e del paese.