Google
 
Web Blog delle Libertà

01 marzo 2006

L'invidia dell'autista del pullman

L'autista di quel pullman chiamato Unione ha avuto ieri un attacco di invidia di quelli che, ai figuranti della politica, non consente di meditare due volte prima di parlare. Ieri il premier Berlusconi è stato ricevuto da Bush presso lo studio ovale e oggi sarà chiamato a tenere un discorso al Congresso degli Stati Uniti, privilegio accordato alla coerenza e al ritrovato peso internazionale dell'Italia e al leader che ha reso possibile tutto questo.
Il Figurante del centrosinistra ha commentato la visita di Berlusconi negli USA iniziata ieri come «un viaggio elettorale, una festa d'addio così com'era stato per Aznar». Sul Corriere della Sera di oggi, Massimo Franco mette bene in evidenza la gravità di questa affermazione ricordando come «Aznar fu sconfitto sull'onda delle stragi provocate da Al Qaeda in Spagna alla vigilia del voto del 2004; e dunque l'accostamento dà i brividi». Non possiamo che essere d'accordo con Franco sul giudizio delle parole di Prodi, del resto non possiamo nemmeno stupirci di come sia capace di tali affermazioni conoscendo il personaggio. Il Professore non ha mai tifato per l'Italia sin dal tempo in cui si occupava di svendere il patrimonio dell'Iri, da quando nel 1996 accettò di truffare gli italiani attraverso l'accordo di desistenza elettorale con Rifondazione comunista, fino al suo incarico europeo in cui ha ben saputo indossare l'abito da maggiordomo di Francia e Germania.
La verità è che Prodi in questi giorni sta vedendo e ascoltando ciò che a lui non è capitato e mai potrà accadere, forse per questo ha voluto nei giorni scorsi regalarsi una consolazione preventiva con la visita di Koll. Chi aspira a rappresentare il governo del proprio paese dovrebbe gioire in momenti come quelli che stiamo vivendo. Andreotti che ha saputo governare in passato, e vivere la stessa esperienza di Berlusconi, ha commentato positivamente quanto sta accadendo affermando che «come italiani dobbiamo essere contenti del fatto che il nostro presidente del Consiglio Silvio Berlusconi possa parlare al Congresso degli Stati Uniti». Parole, quelle di Andreotti, che naturalmente non compaiono su L'Unità di oggi che invece sposa le parole anti italiane di Prodi sul paragone Berlusconi - Aznar.
Il giornale diessino non può però fare a meno di riportare ampi stralci del colloquio con Bush: gli apprezzamenti alla capacità di Berlusconi di saper rispettare la parola data, la stabilità come elemento basilare per rendere più facile «lo stabilire politiche in comune» e «il rapporto strategico importante» tra i due leaders. Frasi pesanti che tuttavia vengono interpretate con la solita e patetica tesi cara alla sinistra della «sottomissione totale» all'America. Tesi che poteva trovare una ragione all'epoca di D'Alema premier quando bombardava la Serbia al solo fine di accreditarsi nei confronti degli Stati Uniti come scrive oggi Sergio Romano...L'Unità nel suo tentativo disperato di ridurre la portata della visita americana di Berlusconi dedica mezza pagina al tentativo di denigrare la figura di Stern, il novantaseienne leader dell' «Intrepid Foundation», che oggi conferirà al nostro presidente del Consiglio il «Freedom Award». Il celebre giornalista e romanziere viene infatti appellato come «forse spia».
La verità è che ogni italiano deve sentirsi onorato di ciò che accadrà oggi. L'America, lo dimostra lo sterminato elenco di personalità che stanno accogliendo Berlusconi, ritiene preziosa l'alleanza italiana in quanto il nostro paese è oramai una forza di mediazione internazionale. Ricordiamoci infatti del ruolo avuto dall'Italia di Berlusconi nell'avvicinare la Russia all'Occidente e alla potenza d'Oltreoceano in una fase storica in cui il contemporaneo tentativo di alcuni stati europei di smarcarsi dagli alleati all'interno della Nato ha rischiato di indebolire il fronte delle nazioni libere nella guerra al terrorismo. Comprendere quale sia il timore degli USA di veder ricondotto lo storico alleato nei bizantinismi e nelle incertezze del passato con la salita al governo un personaggio ostaggio dei Comunisti, forze nemiche della libertà, è cosa fin troppo chiara.