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Web Blog delle Libertà

22 febbraio 2006

Tutti pazzi per i no global

Istigazione a delinquere e violazione della legge sui reati d'opinione sono le ipotesi di reato che la Procura di Roma contesta a quei manifestanti che, in occasione del corteo organizzato sabato scorso da Verdi e Pdci, avevano inneggiato alla strage di Nassiriya e bruciato le bandiere di Stati Uniti e Israele. Finalmente dalla magistratura la buona notizia di un'iniziativa in difesa dell'Italia e dei suoi caduti dopo che nei giorni scorsi avevamo tutti dovuto apprendere con rammarico che reclutare terroristi non costituisce reato, purchè essi operino altrove.
Prodi, impegnato in questi giorni nel suo tour al Sud a promettere soldi a tutti dalla nascita alla morte in deroga al vuoto del suo programma, ha trovato il tempo per condannare quanto accaduto sabato. «Stigmatizziamo atti di violenza come l'aver bruciato le bandiere israeliane e la condanna è chiara, dura, senza appello.» Il Professore, come riporta il Corriere della Sera, continua affermando che «nessuna delle forze politiche che aderiscono alla coalizione ha una qualche forma di contiguità con quanti sono stati capaci di gesti tanto gravi e ingiustificabili». Prodi mostra di non aver trovato il coraggio di puntare il dito nella direzione di chi con questi personaggi ama dialogare e condivide le opinioni espresse. Il riferimento va al Pdci, ai Verdi e a Rifondazione Comunista e a parte dei Ds che a vario grado e con differenti sfumature sono la rappresentazione partitica dell'estremismo politico.
E' una parte fondamentale della sinistra italiana senza la quale l'Unione non potrebbe mai aspirare a vincere le elezioni. I consoli del Pdci Diliberto e Rizzo si affannano a voler dare all'opinione pubblica moderata un'immagine diversa di quello che è la sinistra radicale. Inutili le smentite nei riguardi del sindaco di Marano che ha definito lo stato di Israele come «un pesante pugno nello stomaco dell'umanità» cui farebbe «con molto piacere» volentieri a meno. I no global non sono riducibili a semplice fenomeno della società civile, sono una visione politica ben precisa della sinistra di cui tanti si contendono le grazie. Bertinotti come è noto candida il leader dei no global del sud Caruso che ieri ha definito la sovversione come «non un diritto ma un dovere». Gli stessi vertici dell'associazionismo organizzato di sinistra guarda a questo mondo con simpatia e accondiscendenza.
Su l'Unità di oggi troviamo un'intervista al presidente nazionale dell'Arci che sottolinea l'importanza di non emarginare i cosiddetti «movimenti». Riferendosi esplicitamente ai no global avverte l'Unione che un eventuale «governo di centro-sinistra non andrebbe da nessuna parte senza il sostegno, anche conflittuale, dei movimenti e della partecipazione popolare». L'Arci rivendica quindi un ruolo diverso da quello del passato che contempli un «comune denominatore delle diverse esperienze, basate in modi diversi su un progetto di cittadinanza». La sinistra italiana, cementata unicamente dall'anti berlusconismo, sembra voler sacrificare il suo processo di modernizzazione nel tentativo di conseguire una vittoria elettorale senza prospettive di governabilità. Questo è un danno per il Paese a cui servirebbe al contrario di mostrarsi coeso sulle questioni fondamentali che attengono agli interessi nazionali. D'Alema e Fassino vogliono fare i socialisti europei senza possedere il coraggio politico di Blair e Schroeder.