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Web Blog delle Libertà

31 marzo 2006

Il partito delle tasse contro il partito del popolo

In questi giorni le forze politiche aderenti al Partito popolare europeo sono riunite a Roma. Il dibattito non può che riguardare la riflessione sul ruolo che i moderati devono avere nel rilancio dell'Europa e sulla natura stessa del partito. Berlusconi, che del Ppe ne è autorevole rappresentante, ha ribadito ieri la sua ferma volontà di completare quel progetto di rinnovamento della politica italiana iniziato con la creazione di Forza Italia e che deve condurre al partito unico dei moderati: il Partito del popolo e della libertà che deve essere la sezione italiana del Ppe. Una forza politica in grado di rappresentare la grande maggioranza degli italiani, inclusi quelli che hanno votato in passato o potrebbero votare per qui partiti che hanno scelto l'abbraccio soffocante e contro natura degli eredi politici del comunismo.
Cruciale il rapporto con la Chiesa che dovrà avvenire in un'ottica di dialogo, sulla base della comune condivisione di quei valori come la famiglia e il rispetto della vita che appartengono alla maggior parte dei cittadini, laici o cattolici che siano. «Valori irrinunciabili» come ribadito anche ieri dal Papa in occasione degli incontri avuti con gli aderenti del Ppe. Il Ppe riconosce in Forza Italia e nell'Udc i veri rappresentanti del popolarismo in Italia e, dato politico di assoluto rilievo, sembra rigettare come fosse ormai un corpo estraneo il partito di Mastella che ha scelto per convenienza politica di allearsi coi comunisti. Da Poettering, Martens e Sarkozy, rispettivamente capogruppo del Ppe, Presidente del Ppe e ministro degli Interni francese, probabile prossimo successore di Chirac all'Eliseo, arrivano puntuali e coerenti gli auguri di vittoria elettorale a Berlusconi. Questo rappresenta il riconoscimento pieno della leadership italiana del Premier nell'ambito dello schieramento dei moderati, un ruolo ormai acclarato anche da parte dei principali esponenti del popolarismo europeo.
A dieci giorni dalle elezioni quanto avvenuto ieri rappresenta un vero e proprio terremoto politico che abbatte quelle mura di ambiguità innalzate a protezione della coalizione dell'Unione e di cui Prodi ne è massimo portavoce. Inutili appaiono i tentativi della maggior parte della stampa italiana - Unità soprattutto e Corriere della Sera parzialmente ne sono alcuni esempi - di mettere in evidenza eventuali gelosie interne al centrodestra per coprire l'assoluta inadeguatezza del progetto politico del centrosinistra. L'Unione non vive sulla terra ma in un limbo politico che non le permette di riconoscersi in nessuna famiglia politica dell'Europa. Coloro che si definiscono europeisti solo quando c'è da recitare il ruolo dei camerieri di Francia e Germania sono definitivamente, agli occhi degli osservatori e dei politici stranieri, un gruppo di personaggi e di filiere partitocratriche totalmente incapaci di rappresentare un'idea di Europa, di politica estera e di politica sociale definita e credibile.
Ciò che unisce i partiti dello zoo dell'Unione è rappresentato unicamente dalla volontà di aumentare le tasse a tutti, soprattutto a chi rischia ed intraprende generando la ricchezza delle piccole e medie imprese. I vari leaders del centrosinistra continuano a fare annunci smentendosi e rilanciando reciprocamente sulla politica economica, le tasse, le unioni di fatto senza riuscire a fornire numeri credibili all'elettorato. I diessini addirittura, come spesso accade quando non sono in grado di dare risposte e vogliono delegittimare gli avversari politici in perfetto stile stalinista, accusano di immoralità il ministro Tremonti per aver messo in evidenza la loro reale volontà in termini di politica fiscale: aumentare il peso fiscale di tutti (rivalutando gli estimi catastali, colpendo le rendite e i conti correnti, aumentando le tasse alle piccole e medie imprese) allo scopo di diminuire i costi delle grandi imprese dei colleghi di Montezemolo e Della Valle con, a nostro avviso, la complicità della Cgil che nell'ipotesi di un eventuale governo D'Alema-Prodi dovrà garantire la «pace sociale» all'interno delle aziende. Gli elettori moderati possono da oggi meglio comprendere come Udeur e Margherita, alleandosi coi comunisti, non siano forze riconosciute dal mondo politico europeo come autentici rappresentanti della grande famiglia del popolarismo.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

carina l'analisi dell'alleanza per convenienza: questo vuol dire che UDC-FI-AN-LEGA-FS-Fiamma hanno tutti una matrice comune, una forza di coesione, mirano alla stessa visione dello stato?

12:55  

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