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Web Blog delle Libertà

06 febbraio 2006

Bonino-Bindi, impossibile convivenza nell'Unione

Nelle settimane che hanno caratterizzato il dibattito relativo al cambiamento della legge elettorale, la maggior parte degli organi di informazione aveva preferito porre l'accento sull'aspetto strumentale legato al passaggio dal sistema uninominale maggioritario a quello proporzionale con premio di maggioranza. L'introduzione del nuovo sistema elettorale era visto unicamente come uno stratagemma che la CdL voleva attuare per non subire una sconfitta di grandi proporzioni alle elezioni politiche. In realtà, fuori da ogni considerazione sugli aspetti tecnici di quest'innovazione, ci pare fuori luogo dare una visione così modesta di questa novità. La cronaca politica degli ultimi mesi, in particolare l'inizio della campagna elettorale, ci sta in realtà mostrando come questo cambiamento abbia innescato e per certi versi accentuato la competizione tra i partiti. Gli effetti, tuttavia, si stanno progressivamente rivelando differenti per natura ed intensità nel centrodestra e nel centrosinistra.
La cosiddetta Unione era nata per un altro sistema elettorale, un sistema voluto a suo tempo dai Ds per far sì che una minoranza, per giunta sconfitta dalla storia, arrivasse al governo nazionale attraverso l'egemonia esercitata sulle frattaglie della Prima Repubblica. Una «macchina da guerra» di ochettiana memoria politicamente modificata con l'innesto di pezzi del cadavere democristiano. Mentre nella CdL le distinzioni tra i partiti riguardano soprattutto le modalità di approccio con l'elettorato e il dibattito tra le percentuali di statalismo e di liberismo in materia di politica economica, nel campo opposto si assiste ad uno scontro senza quartiere sulle questioni politiche di fondo. Queste sono: il valore e la dignità della vita, la definizione del concetto di famiglia, il rapporto tra Stato e Chiesa; tutte questioni aperte, legate a doppio filo con la natura dei valori fondanti la civiltà occidentale.
In questi ultimi giorni tutto ciò è emerso con ulteriore evidenza durante il congresso dello Sdi, che ha sancito la nascita dell'ennesimo soggetto politico della sinistra: la Rosa nel Pugno. L'ultima giornata dei lavori ha registrato i diktat della coppia laicista Boselli-Bonino, rivolti all'attenzione dei propri alleati, in particolare la Margherita. Boselli, rivolgendosi direttamente a Prodi, ha affermato con forza che: «Noi non voteremo mai finanziamenti alle scuole private», aggiungendo inoltre di non volere «che al ministero dell'Istruzione si mettesse un amico o un'amica - il riferimento è a Rosy Bindi - del cardinale Ruini». Alla Bonino spetta invece definire «anacronistico» il Concordato, assicurando che «non c'è la volontà di imbavagliare la Chiesa», ma di «eliminare privilegi» compreso quello dell'8 per mille. La Bonino è un fiume in piena dopo la lunga astinenza dalla ribalta della politica nazionale e accusa - in questo caso ci sentiamo di darle ragione - la natura dell'Unione parlando di «un catto-comunismo che vuole diventare egemone nel Paese» e di «un compromesso storico bonsai». Naturalmente, accuse anche al centrodestra che non vuole riconoscere «libertà» quali i pacs, la pillola abortiva e l'eutanasia.
L'aspra polemica personale, oltre che politica, tra Boselli e Bonino da una parte e Rosy Bindi dall'altra viene messa bene in evidenza dal Corriere della Sera, con la Bindi che accusa la Bonino di usare «un linguaggio berlusconiano» in riferimento all'impiego del termine di catto-comunismo, e di «sferrare un vero e proprio attacco politico all'Ulivo e a Prodi». Parafrasando i manifesti elettorali dei Ds verrebbe da affermare, per quanto riguarda il centrosinistra e la malaugurata eventualità che possa prevalere numericamente il 9 aprile: «Oggi divisioni profonde, domani ingovernabilità».