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Web Blog delle Libertà

03 febbraio 2006

La candidatura di D'Ambrosio divide l'Unione

I Ds sembrano voler inseguire il Premier anche sul tema della difesa del potere d'acquisto dei pensionati. Così, mentre Berlusconi promette di innalzare le pensioni minime fino ad ottocento Euro, loro si occupano di garantire uno stipendio da parlamentare all'ex magistrato Gerardo D'Ambrosio. Questa sembra infatti la possibile spiegazione di questa ipotesi di candidatura stando a registrare le imbarazzate e lacunose dichiarazioni di Fassino riportate sui quotidiani di oggi.
Il segretario della Quercia non dà, infatti, valutazioni politiche sull'opportunità di candidare una figura simbolo di Mani Pulite, limitandosi invece ad affermare che non vi siano controindicazioni, a maggior ragione dato che si tratta di una persona che ha lasciato la magistratura tre anni fa. Di parere opposto, come riporta il Corriere della Sera di oggi a pagina 8, un vecchio lupo di mare della Prima Repubblica come De Mita che evidenzia come «certe scelte non sono neutre».
Per il segretario dello Sdi, Enrico Boselli, che evidentemente a luci alterne ricorda di aver militato in un partito distrutto dal giustizialismo portato avanti dai suoi attuali alleati post comunisti, «i Ds compiono un errore, perché alimentano nell'opinione pubblica l'idea di una magistratura politicizzata». Non meno pungente è il commento del leader della Margherita, Francesco Rutelli, secondo cui è importante che i magistrati in parlamento «non diventino poi la longa manus delle corporazioni». Enzo Carra, altro esponente diellino che ai tempi di Mani Pulite fu condotto in tribunale coi moschettoni e poi scagionato dalle accuse che gli erano state mosse, ricorda «il legame storico tra i Ds e il magistrato, un legame che nessuno ha mai smentito e tantomeno rinnegato. Evidentemente - continua Carra - la candidatura è un modo per rimarcare l'antica appartenenza».
L'Unità naturalmente evita rigorosamente di menzionare le critiche mosse dagli alleati, definendo invece calunniose le dichiarazioni di Berlusconi sul collateralismo tra Pc-Pds-Ds e una parte della magistratura. Il quotidiano dei Ds si fa inoltre carico, sempre perché non ci sarebbe a loro dire collateralismo tra una parte della magistratura e gli eredi del Pci, di riportare il punto di vista del vicepresidente dell'associazione Nazionale Magistrati Fucci che difende il diritto dell'ex magistrato di candidarsi, affermando inoltre che occorre dire basta «a questo modo di travolgere le istituzioni dello Stato a fini elettorali». Naturalmente non poteva mancare in questo contesto anche una, seppur breve, intervista all'ex collega di D'Ambrosio, Antonio Di Pietro, che corre in soccorso alla causa comune con il solito ritornello dell'Italia meno libera e più povera a causa della Cdl.
I Ds, dopo aver negato le accuse di collateralismo con il capitalismo rosso mosse dalla gran parte dello schieramento politico, in primis dai propri alleati, si dimostrano nuovamente isolati. Sono oramai l'unica forza politica a rimanere ancorata a quello strumento di lotta politica, il giustizialimo, su cui hanno fondato la loro presunta immagine di tutori morali della Repubblica. Ci chiediamo quando o, meglio, se mai questa sinistra potrà divenire finalmente un attore della democrazia normale in questo Paese, una forza politica che elabora idee per le sviluppo dell'Italia. Una sinistra che voglia costruire invece che distruggere.