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Web Blog delle Libertà

17 febbraio 2006

I sondaggi puniscono una sinistra impresentabile

Il ritorno di Berlusconi alla comunicazione in prima persona, complice un clima più sereno all'interno della coalizione del centrodestra, sta avendo un effetto dirompente sull'opinione pubblica. Parlare delle cose fatte dal Governo rappresenta la migliore credenziale per i futuri impegni in un rapporto diretto con gli italiani. Argomenti ed idee dai contorni definiti che contrastano con l'incapacità della sinistra di prendere impegni chiari davanti agli italiani.
Il centrosinistra, nonostante Prodi ostenti tranquillità, si sta perfettamente rendendo conto che il clima è cambiato. Sul Corriere della Sera di oggi vengono riportate alcune affermazioni di De Mita secondo cui «gli elettori incerti che fino a un mese fa guardavano a noi, ora sono perplessi a causa della conflittualità». Una conflittualità che, aggiungiamo noi, si sta cercando di mascherare attribuendo alla controparte accuse di voler ricercare alleanze elettorali con persone «impresentabili». Alcuni giorni fa La Malfa, presenziando a Ballarò , ha giustamente osservato - la cosa non ha avuto il risalto che meritava - come la discesa in politica di Berlusconi abbia consentito alla destra di abbandonare le posizioni più estreme, accettando l'onere e l'onore di condividere l'esperienza di Governo del Paese divenendo parte integrante della vita democratica. Ha rivendicato per Berlusconi lo stesso successo che altri nella Prima Repubblica avevano avuto lavorando per il dialogo e il riconoscimento politico del Pci.
Il vecchio Movimento Sociale non era forse considerato impresentabile come o addirittura peggio del movimento politico di Alessandra Mussolini? Nel 1993 parte della stampa italiana aveva definito Berlusconi il «cavaliere nero» solo perché, intervistato sulle preferenze riguardo i candidati sindaco di Roma, aveva preferito l'attuale leader di An a Rutelli. Adesso politici come Fini hanno un riconoscimento internazionale e sono addirittura additati dai leader Ds come stimabili interlocutori, da preferire anche al liberale Berlusconi.Le forze politiche vanno giudicate in base alla loro volontà di aderire ad un progetto di governo e di guardare al futuro. Nel centrodestra il progetto, il programma, lo fanno i partiti che hanno governato assieme in questi cinque anni e sulla «barca» sale solamente chi è disposto ad accettarne la rotta remando nella medesima direzione.
La stessa cosa non si può dire che accada nell'Unione dove un partito come Rifondazione Comunista è protagonista e non accessorio. Un partito al cui interno non sopravvive solo il ricordo nostalgico per gli errori del passato ma anche gli autori delle opere del presente. Ci sono gli ammiratori di Hamas e dei dittatori comunisti d'oltreoceano, i sostenitori del teppismo organizzato di piazza, coloro che vogliono eliminare la proprietà privata, coloro che sono contro la modernità assieme ai cugini «compagni» Verdi.
Gli italiani non sono stupidi o ignoranti come certa sinistra intellettualmente razzista lascia spesso intendere. Sull'Unità anche oggi, come oramai accade quasi quotidianamente, i cittadini che non sembrano disposti a votare a sinistra vengono fatti passare come culturalmente inferiori. Oggi, in un'intervista ad uno dei tanti professori fiancheggiatori dei Ds sull'argomento della credibilità dei sondaggi, troviamo l'affermazione: «La permeabilità ai sondaggi riguarda quegli strati di opinione pubblica culturalmente più marginali rispetto alla multimedialità». Sempre l'Unità continua nella sua battaglia di demonizzazione dei sondaggisti americani colpevoli di dare la CdL in vantaggio di 0,2% rispetto al centrosinistra. La società, che ha avuto come clienti anche Clinton e Blair, viene definita poco affidabile e propensa a truccare i numeri per compiacenza nei confronti del cliente.
Credenziali che il Corriere della Sera sottolinea invece in senso positivo e a cui accompagna un sondaggio riservato della Doxa, secondo il quale a partire da ottobre vi è stato un calo notevole e costante dell'Unione nelle intenzioni di voto degli italiani. I tredici punti di vantaggio si sarebbero infatti ridotti a due, confermando il recupero di consensi di Forza Italia e del centrodestra annunciato da Berlusconi. Gradualmente anche gli istituti di indagine italiani, la stampa ed esponenti politici di entrambi gli schieramenti non reputano più remota la possibilità di una vittoria di Berlusconi alle elezioni.