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Web Blog delle Libertà

22 marzo 2007

Berlusconi ispiratore del «modello Milano»

Lunedì 12 marzo Silvio Berlusconi ha partecipato, in veste di consigliere comunale di Milano, alla seduta svoltasi a Palazzo Marino. L'occasione è stata quella dell'avvio del dibattito riguardante l'approvazione del bilancio di previsione 2007 del capoluogo lombardo. Tale bilancio contiene alcuni provvedimenti caratterizzanti un'amministrazione liberale: la riduzione di un'imposta come l'ICI e una sostanziale diminuzione della pressione fiscale, a cui corrisponderanno più servizi ai cittadini e di migliore qualità. «Milano, come fa la sua Madonnina che continua a rimboccarsi le maniche - ha detto la Moratti - continua a investire. Il primo passo del nostro lavoro per la città è il bilancio 2007. La manovra prevede la riduzione dell'ICI dal 5 al 4,7 per mille, altre detrazioni, e l'azzeramento della stessa tassa sulla casa per 100 mila famiglie. Milano si conferma città virtuosa per quanto riguarda il costo dei servizi. A Milano si spendono pro capite 372 euro, 435 a Torino, 516 a Roma, 617 a Napoli. Nello stesso tempo i milanesi contribuiscono al bilancio dello Stato con 5 miliardi 768 milioni di euro - ha precisato il Sindaco - che sono qualcosa come il 10% del Pil, mentre hanno di ritorno dallo Stato 834 milioni di euro».
Durante la conferenza stampa che ha preceduto l'inizio dei lavori consiliari, Berlusconi ha espresso l'orgoglio per i risultati ottenuti dal governo del Comune, che continua l'opera di innovazione avviata da Gabriele Albertini. Si tratta di un riferimento molto importante, che va approfondito se si vuole comprendere appieno ciò che rappresenta il «modello Milano». Al precedente sindaco va riconosciuto il merito di aver lasciato un'eredità ampiamente positiva. Albertini ha portato nell'Amministrazione la mentalità e il modo di agire imprenditoriale. Fu alla fine degli anni '90 che la figura del «city manager», rispondendo solo al sindaco, potè avviare un'autentica rivoluzione di tipo burocratico, che portò ad una ristrutturazione dell'Amministrazione comunale e all'abbattimento delle piccole corporazioni. Esattamente come in un'azienda privata, i migliori dipendenti iniziavano ad essere incentivati a lavorare di più e meglio attraverso il sistema dei premi di risultato. Tutto ciò portò al conseguimento di obiettivi inimmaginabili in precedenza. Nei soli primi cinque anni di applicazione del nuovo modello amministrativo furono realizzate opere pubbliche per 3.162 milioni di euro, venti volte più di quanto avesse fatto l'Amministrazione precedente.
Grazie a quello che in seguito fu ribattezzato come «modello Milano», ovvero l'applicazione della rivoluzione berlusconiana su scala cittadina, Milano riebbe i conti a posto, grazie anche ad una lungimirante azione nel settore delle municipalizzate. Un esempio su tutti lo dà la vicenda dell'Aem. La prestigiosa e storica azienda energetica milanese fu risanata inizialmente per poter trasformarsi da costo per la collettività in risorsa. In seguito fu privatizzata senza che venisse perso il controllo pubblico. L'operazione consentì all'azienda di raggiungere un rango internazionale grazie all'accordo con la francese Edf e quindi portò alla nascita di un grande polo energetico alternativo all'ex monopolista Enel. Un altro esempio è quanto accaduto all'Atm (Azienda Trasporti Milano), che da buco nero della finanza cittadina divenne in pochi anni una società in attivo, nonostante il costo del biglietto si sia mantenuto nel tempo in linea con le altre grandi città italiane e nonostante gli investimenti avvenuti per il materiale rotabile e l'incremento del servizio.
Milano ha sempre rappresentato, nella storia italiana, la culla dei grandi rinnovamenti politici e sociali. La città, forte del suo recente rinascimento, deve farsi portatrice di nuovi obiettivi per l'Italia. Anche in quest'ottica va intesa la manifestazione sulla sicurezza che si terrà il prossimo 26 marzo per iniziativa del sindaco. Proprio trattando i temi della sicurezza Berlusconi è tornato a ribadire quanto il suo governo avesse iniziato a fare in questo campo, a cominciare dal forte incremento dei carabinieri e dei poliziotti di quartiere, sul modello milanese dei vigili di quartiere. Ha inoltre aggiunto che «da quello che ci risulta questo progetto, per come succede per quasi tutti i progetti che noi avevamo messo in campo, viene visto con antipatia dall'attuale governo, che cerca di cambiare strada, di non proseguire nella continuità del nostro impegno. Credo - ha proseguito - che l'istituto dei poliziotti e del carabiniere di quartiere, che qui a Milano si aggiungono ai vigili di quartiere, sia un istituto su cui si deve insistere». Non bisogna quindi stupirsi del fatto che, a fronte del taglio delle risorse alle forze dell'ordine contenuto nella Finanziaria del governo Prodi, sommato alle modifiche alla legge Bossi-Fini, che favoriranno ulteriormente l'immigrazione clandestina, i cittadini si sentano in dovere di chiedere un ritorno al recente passato per quanto concerne le politiche per la sicurezza.