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Web Blog delle Libertà

21 giugno 2007

Dal Nord prove di leghismo a sinistra

Le elezioni amministrative appena conclusesi hanno ulteriormente messo in risalto una situazione di totale sbando della sinistra, soprattutto nel Nord Italia. Uno dei fatti più eclatanti è rappresentato dall'esito elettorale nel territorio della Provincia di Milano dove l'«effetto Prodi», in negativo, e l'«effetto Berlusconi», intesi come rappresentazione di sistemi di valori e di proposte politiche radicalmente differenti, sono grossa parte delle ragioni della disfatta. Ciò tuttavia non basta per spiegare il totale scollamento dei partiti dell'Unione dal corpo elettorale.
Il governo dell'istituzione Provincia di Milano era stato strappato al centrodestra, problemi locali e nazionali in ambito CdL a parte, soprattutto grazie al voto nei tanti comuni della cintura milanese dove lo storico radicamento territoriale della sinistra si faceva sentire maggiormente di quanto non potesse avvenire a Milano, dove il contatto tra politici e cittadini è meno diretto per ragioni demografiche. Grazie a tutto ciò l'ex sindaco della Stalingrado italiana, Sesto San Giovanni, era divenuto presidente con una maggioranza tuttora ostaggio dell'estrema sinistra.
Rispetto alle elezioni del 2002 il doppio turno elettorale ha consegnato alla CdL 8 su 9 comuni chiamati al voto a livello regionale, invertendo anche il trend che dava la sinistra tradizionalmente avvantaggiata nei ballottaggi. Nel territorio della sola Provincia di Milano il centrodestra ora governa in 7 comuni contro i 6 dell'Unione, solo pochi anni fa il rapporto era di 11 a 2 a favore della sinistra. Alcuni di questi comuni erano addirittura saldamente in mano alla sinistra da venti, trent'anni e in certi casi dal ‘48 come San Donato e Pieve Emanuele.
Un terreno politico che per il Nord del Paese è importante almeno quanto quello del fisco è certamente quello della sicurezza, in stretto rapporto con il fenomeno dell'immigrazione. Basti ad esempio considerare che le sconfitte più clamorose sono state registrate in qui comuni in cui le giunte di sinistra hanno speso soldi in favore delle comunità nomadi e dei loro campi. Per questo motivo Filippo Penati, presidente diessino della provincia di Milano, che non è uomo politicamente stupido, ha deciso di inviare un chiaro quanto duro appello al governo nazionale, che va letto soprattutto in relazione al dibattito interno alla sinistra relativamente ai connotati del futuro Partito Democratico e al suo sistema di alleanze.
Penati ha chiesto al Governo di considerare il problema rom ed immigrazione al Nord al pari di quello mafioso al Sud, affermando inoltre che gran parte degli episodi di criminalità sono legati alla presenza di immigrati. Ha quindi esortato l'Esecutivo a rivedere la propria posizione relativamente a Bulgaria e Romania imponendo una moratoria di due anni agli ingressi da questi due paesi, seguendo cioè l'esempio di Blair e Zapatero. Il fuoco incrociato da sinistra e da destra si è presentato puntuale all'appuntamento con le esternazioni penatiane. I Comunisti, dalle pagine del Manifesto del 14 giugno, lo accusano di «aver pisciato fuori dal vaso» e di voler riconsegnare gli immigrati dei due Paesi «alla Bossi-Fini, e in ultima istanza, all'irregolarità». Esponenti di An e della Lega Nord lo hanno accusato di opportunismo politico e di incoerenza. Il Governo, tramite il viceministro degli Interni Minniti, ha spento sul nascere le proposte penatiane dichiarando che non vi è intenzione di chiedere alcuna moratoria, mostrando l'intenzione di proseguire sulla sciagurata via dell'immigrazione selvaggia tanto cara all'estrema sinistra, alla ricerca di un nuovo elettorato.
Penati e la sua Giunta non sono certamente stati esempi di rigore in ambito di politiche dell'accoglienza, basta ad esempio ricordare che la Provincia negli ultimi anni ha addirittura pagato l'affitto di alcuni appartamenti ai Rom nella città di Milano con la complicità della Casa della Carità. Alloggi di cui i Comunisti Italiani vorrebbero oggi imporre addirittura l'acquisto. Nel frattempo la CdL e la sinistra cosiddetta riformista hanno votato all'unanimità una mozione per ridurre il numero dei nomadi a Milano.
La spaccatura che sta attraversando l'Unione milanese spiega quale sia la difficoltà di dare vita ad una sinistra in sintonia con l'Italia del 2007. Nelle ultime settimane il dibattito sul Pd ha conosciuto anche chiari riferimenti alle geometrie variabili, che possono sembrare il preludio ad un modello di alleanze diversificato tra Nord e Sud.
Nella sinistra c'è chi in sostanza, i diessini e diellini lombardi e lo stesso Penati, spinge per un modello di partito democratico flessibile e adatto a dialogare con le differenti realtà italiane, che possa cioè reggere un'alleanza con l'estrema sinistra al meridione e allo stesso tempo erodere il voto leghista al settentrione. Non possiamo dire ancora se si vedrà effettivamente questo cambiamento a sinistra, certamente tutto ciò non potrà avvenire senza il sacrificio dell'attuale governo nazionale.

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