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Web Blog delle Libertà

05 luglio 2007

Emergenza Rom: il governo non fa nulla, l'Europa si muove

(Articolo del 3 luglio 2007)

Nei mesi precedenti alle elezioni amministrative, gli uomini della sinistra hanno spesso affermato che l'emergenza nomadi nelle grandi città italiane non esiste e che si tratta di una becera strumentalizzazione portata avanti dalle destre a scopo elettorale. Hanno sostenuto che nulla si può fare per bloccare il flusso migratorio proveniente da Paesi recentemente entrati a far parte della Ue. Adesso, invece, persino ex comunisti come il presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, chiedono al governo Prodi quella moratoria all'ingresso dei cittadini romeni e bulgari che la CdL ha da tempo suggerito. Chiedono, con colpevole ritardo, ciò che mezza Europa ha già fatto, a partire dal progressista spagnolo Zapatero. Ma cosa attendersi da un governo che non fa nulla per contrastare l'escalation di criminalità che attanaglia le metropoli (ricordiamo che il Patto per la Sicurezza siglato dall'esecutivo con Milano e Roma resta ancora solo sulla carta ad un mese di distanza dalla firma), ma in compenso lavora alacremente per fare approvare dal Parlamento la legge sull'immigrazione Amato-Ferrero che spalanca le porte all'ingresso indiscriminato di stranieri senza contratto di lavoro?
Almeno in Europa, fortunatamente, qualcosa sembra muoversi. Negli scorsi giorni il vice-presidente della Commissione Ue, Franco Frattini, intervenuto a Milano in occasione della presentazione della seconda conferenza Integrating Cities (in programma in autunno nel capoluogo lombardo), ha proposto che il Patto della Legalità tra il Comune di Milano e i nomadi divenga legge europea. Il patto è dato da semplici regole: temporaneità della permanenza nei campi regolari, rispetto delle leggi italiane, impegno a mandare i figli a scuola, pulizia del campo, divieto di ospitare altre persone, nessuna baracca auto-costruita, responsabilità per eventuali danni alle strutture. «Noi crediamo che il modello Milano - ha detto Frattini - possa essere un modello per altre città e per altri Paesi dell'Unione Europea e intendiamo presentarlo al Forum Europeo che si terrà a Milano. Tre punti sono fondamentali. Integrazione vuol dire doveri e non soltanto diritti, come il rispetto della legalità, pre-condizione per integrarsi. Un'integrazione in aree diverse, soprattutto quella dell'apprendimento linguistico, della scuola, dell'educazione dei più giovani. Infine, combinare le politiche di integrazione con le politiche di lavoro regolare, contrastando l'illegalità e il lavoro nero, accompagnando a queste misure di integrazione misure rigorose, anche se ispirate alla solidarietà, verso coloro che violano il Patto per la Legalità».
Le parole di Frattini sulle «misure rigorose» fanno riferimento alla possibilità di allontanare dal Paese ospitante un cittadino straniero, anche se comunitario (come ad esempio un Rom), qualora questi non fosse in grado di sostenersi economicamente con un lavoro regolare. Anzi, a detta del vice-presidente della Commissione Ue, questa possibilità già esiste ed è sancita da una Direttiva europea recepita dai Paesi membri nel 2006 e applicata fin da subito da Spagna, Francia e Germania. Questi Stati sono quindi in grado di allontanare coloro che non possono assicurare a se stessi e alla propria famiglia condizioni di vita dignitose. In Italia, invece, la Direttiva è ancora lettera morta, mentre una città come Milano ha conosciuto, nel solo mese di giugno, ben tre roghi nei campi nomadi. Si sospetta che gli incendi siano stati appiccati da coloro che hanno scelto di non aderire al Patto per la Legalità e usano questo sistema violento e ricattatorio per creare situazioni emergenziali e cercare di piegare l'Amministrazione comunale ai loro voleri.